Storia di Ponticelli 

Ponticelli, appollaiato sulle sue prime pendici del Vesuvio per difendersi dalle Paludi di Napoli, si è lentamente sviluppato a partire dall'alto Medioevo intorno ai corsi d'acqua dell'antico Sebeto dove la vita quotidiana si districava in migliaia di orti, segnati da mulini e da fiumicelli, fonte di vita e di distruzione. La fantasia degli abitanti aveva inventato tanti ponticelli, dai quali deriva l'antico nome del paese, Ponticello, per affermare una continuità di comunicazione su vie interpoderali, sempre minacciata. Così, avrebbero potuto raggiungere la casa dei parenti o le poche cappelle disseminate nelle campagne per manifestare la loro fede e la loro devozione mariana. Almeno una volta all'anno, forse due, i contadini, caricati i loro carretti, raggiungevano a Napoli i monasteri padroni per soddisfare le clausole d'affitto. Ponticello sviluppò una organizzazione urbanistica essenzialmente rurale, localizzata lungo le direttrici naturali delle vie interpoderali. Queste restavano tracciate quando i contadini arginavano i loro orti con barriere di piante, divenendo il letto naturale dell'acqua, che veniva giù copiosa nei mesi invernali. La piana a nord, orograficamente più infossata, costituiva la ricchezza della regione, a sud, su un leggero declivio, s'impiantò lentamente questa nuova realtà abitativa. I gruppi familiari abbandonarono gli antichi insediamenti nelle paludi e si trasferirono compatti per parentela e per provenienza sui nuovi siti, ai margini della via prescelta. Piccole comunità crearono piccole isole che accolsero uomini ed animali domestici. Due erano le direttrici che risalivano la china e al loro incontro s'inerpicava dolcemente il primo tratto della via che raggiungeva la più antica e nobile via sommese, parte del sistema viario romano. I due bracci convergenti nell'unico corso, disegnarono la pianta topografica di Ponticello. Lì, fu costruita la prima Cappella, culla del culto, della devozione e della festosa celebrazione popolare della Madonna della Neve. Tutto ciò era una meravigliosa realtà già nel XV secolo. Nello stesso periodo in cui il piccolo villaggio si trasformava in Università e poi in Casale, si verificò un incremento demografico significativo e quella originaria Cappella non fu più ospitale ad accogliere tutti i devoti abitanti, forse un centinaio circa alla fine del XIII secolo ed alcune centinaia alla fine del XV. All'alba del XVI secolo, l'Università di Ponticello fece costruire secondo le sacre disposizioni una chiesa sotto il titolo di S. Maria della Neve. Nel 1598 l'antica cappella era stata ampliata. Due erano le navate e non più una. Un corredo inaspettato arricchiva questa comunità: la fonte de battezzare di pietra bianca lavorata, una vasca arricchita di bassorilievi marmorei su colonna, e un organo a quattro registri. La novità maggiore consisteva in un investimento cultuale, culturale ed economico che ha segnato la storia di Ponticelli in modo perenne: il fedele che frequentava la nuova chiesa per manifestare la sua fede era accolto da un trittico improprio, ma certamente accattivante per la bellezza singolare degli elementi composti sull'altare maggiore: la Statua lignea di Maria della Neve con il Bambino sul braccio destro e ai due lati le tavole lignee di S. Pietro e S. Paolo. La devozione a S. Maria della Neve non ha conosciuto interruzione di sorta nei secoli successivi, assumendo un ruolo singolare sia nel secolo XVII, quando le fu riconosciuta pari dignità con la celebrazione di Natale e di Pasqua, sia nel XVIII, quando fu decretata come festa di precetto. Nel 1914 si concluse un'ulteriore tappa nel cammino devozionale: il sommo privilegio, concesso dal Capitolo Vaticano, dell'Incoronazione dell'immagine della Madonna della Neve venerata a Ponticelli e famosa per i miracoli. La cerimonia si svolse il 2 agosto 1914 in una cornice di folla straordinaria, sulla pubblica ed ampia strada che oggi si chiama Viale Margherita, sotto un monumentale baldacchino imposto dalla Curia Napoletana. L'ultima meta auspicabile, ed anche raggiunta, era l'elevazione del Tempio a Basilica Minore. Inoltrata la richiesta nel 1988, in occasione del II Centenario della proclamazione della Madonna della Neve a protettrice di Ponticelli, il 27 luglio di quell'anno S.S. Giovanni Paolo VI sottoscrisse il Breve Pontificio, decidendo di accogliere la richiesta comune del Clero e dei Fedeli di elevare al grado e alla dignità di Basilica Minore il tempio dedicato alla Beata Vergine della Neve nel quartiere Ponticelli dell'Archidiocesi di Napoli.



Intervista a Luigi Verolino

Oggi, quartiere martoriato, zona del "Triangolo della morte", ricordato solo per i fatti di cronaca e per le lotte intestine fra i clan. "Ma Ponticelli non è solo questo: è soprattutto cultura, storia e voglia di riscatto per chi ci vive e per le generazioni che verranno" - Luigi Verolino.


Da studioso e professore di Storia Moderna, come mai Lei ha deciso di interessarsi e commentare questo volume che tratta la storia di questo quartiere fino al 1400?

Diciamo che, nonostante la storia raccontata in questo volume si fermi al 1400 e non vada oltre, l'autore ha ben definito che, proprio nell'età aragonese della città di Napoli, ci sia il pieno sviluppo anche di Ponticelli. Come se fosse stata una specie di selezione Darwiniana, fra tutti i casali che si trovavano in queste zone ad Est della città, emerge quello che ha più forza e capacità di adattamento alle esigenze, agricole e non solo, della città di Napoli e del suo stesso di territorio, ovvero il casale di Ponticelli. Ponticelli forniva, a se stessa e alla città, il suo "esser mulino", il suo esser al centro per il "rifornimento di grano" (alimento principale nelle nostre zone) per tutta l'età moderna. Posso però affermare una cosa: la storia di Ponticelli, raccontata dall'autore, non si fermerà qui: ho, infatti estorto, la promessa di continuare il racconto anche per il "dopo 1400",perché essendo Ponticelli una riserva agricola capace di rifornire quasi tutti i territori nell'intorno, è indubbio la sua fortuna anche nei secoli successivi.


Ponticelli è stata fondamentale per l'evoluzione, storica e non solo, della città di Napoli?

Io sono dell'idea (e l'ho sostenuto anche più volete pubblicamente), che Ponticelli sia già da sola, una città, anche se oggi è considerato un quartiere periferico della città di Napoli. Ciò tradisce la sua effettiva natura, perché se osserviamo attentamente, è una città a parte, paradossalmente "una città nella città". Al fascismo, venne in mente di creare la Grande Napoli, aggregando a sé, come quartieri, tutte queste zone periferiche autonome...e pensò male, perché da quel momento, questi territori sono cresciuti ancor di più. Si è creato, così, un processo "di congestione" cittadino, facendo aumentare a dismisura le "dimensioni" della città. Questi quartieri, quantitativamente erano più piccoli della città, ma non di certo qualitativamente. Se torniamo all'età moderna, notiamo come il ruolo dei quartieri nell'immediata periferia della città sia fondamentale, a partire da quello che può esser il loro ruolo di "magazzino", di riserva per la città. Qui, in questi quartieri, tutto veniva di conservato: Napoli, non poteva coltivar tutto all'interno delle sue mura, e se non ci fossero state nell'immediato intorno, la città non aveva risorse a sufficienza, se si faceva il solo affidamento ai piccoli giardini/orti presenti in città. E Ponticelli, come già detto prima, ha avuto un ruolo di primaria importanza per lo sviluppo della grande città di Napoli.



Se Lei dovesse scegliere un momento storico particolare, il più fiorente, il più importante per la città di Napoli e per i suoi quartieri, quale sceglierebbe?

Io contesto l'idea che il 1700 sia considerata "l'età dell'oro" per la città di Napoli, come molti altri storici affermano. Io penso che, invece, la vera età dell'oro di Napoli sia il 1400 a partire da una serie di osservazioni. Nel 1700 già salta il rapporto fra superficie e abitanti: Napoli è sempre la stessa, ma i suoi abitanti sono già 7 volte in più dell'effettiva capienza, perché con il 1700 cominciamo a vedere Napoli già come una città cosmopolita. Mentre, nel 1400, la situazione è ancora quella di avere una città a misura d'uomo. Secondo: i napoletani non sapevano come sfruttare il mare nel 1700, se non per il periodo estivo. Sarà grazie al periodo del 1400 francese che Napoli diventerà scalo e crocevia principale del Mediterraneo, nella "via d'acqua" che andava da Barcellona all'oriente. E proprio in questo periodo, Napoli diventa emporio, fiera e mercato del Mediterraneo. E tale periodo del 1400, fiorente per la città, lo sarà anche per i suoi quartieri nell'intorno, in primis su tutti Ponticelli

Territorio

Ponticelli è un quartiere di Napoli con circa 70.000 abitanti, situato nella zona Orientale della città. Forma insieme ai quartieri Barra e San Giovanni a Teduccio la VI Municipalità del comune di Napoli. Convide con i limitrofi comuni di Cercola, San Sebastiano a Vesuvio e San Giorgio a Cremano, il tipico paesaggio dei paesi vesuviani, caratterizzati dalla imponente presenza dello "Sterminator Vesevo". Dal punto di vista urbanistico, distinguiamo la zona del centro storico, tra viale margherita, via Luigi Crisconio e via ferrovia, con il centro in Piazza Aprea. Si tratta dell'antico nucleo abitativo dell'allora comune di Ponticelli, in cui troviamo testimonianze degli antichi casali agricoli ( su corso ferrovia) e di costruzioni religiose risalenti al XVI secolo (la Basilica santuario).borghese che, con il nuovo sviluppo industriale, incomincia a installarsi in questo centro. A nord e a sud dell'antica strada della chiesa, oggi corso Ferrovia, si aprono quindi due nuove strade in cui troviamo costruzioni di fine (la vecchia casa municipale, poi ricostruita nel 1971) e di inizio secolo (la scuola elementare Toti).Negli anni 50, in piena ricostruzione post guerra, vengono poi costruiti i primi quartieri popolari: ha inizio così l'epoca della "periferia", senza una specifica connotazione, testimoniata ad esempio dal Rione De Gasperi.La successiva grande espansione urbanistica è legata ai piani di attuazione conseguenti alla legge 219/81 ( ricostruzione post terremoto) , con la quale nascono le centinaia di case popolari che, oggi , costituiscono rioni malsani e sovrappopolati come il Lotto Zero e il Parco Conocal.



Testimonianze di Ponticelli

La prima testimonianza di attività umane sul territorio di Ponticelli fu scoperta nel dicembre 1912 durante i lavori per la costruzione della linea ferroviaria direttissima Napoli - Roma. Una necropoli di 111 tombe, risalente al IV secolo a. C., attestò la presenza di un gruppo di Sanniti che si era si stabilito nella zona di Porchiano. 

Ai primi di dicembre 1912 il Soprintendente agli scavi di Napoli ebbe notizia che nei lavori di sterro eseguiti dalla Ditta Mazzocchi e Carrata, presso la cappelletta del Purgatorio, sulla traversale che porta al ponte di Porchiano di Ponticelli, e precisamente in territorio di questo comune, apparivano tombe antiche. L'impresa dei lavori aveva conservato alcuni oggetti più interessanti, che mi furono subito consegnati".
Questi alcuni dei reperti recuperati:

- Statuina di terracotta, alta mm. 130. Una giovane donna avvolta nel chitone e nello himation procede verso sinistra tenendo a cavalluccio un erote.

- Anforisco con ansa sulla bocca del vaso e mm 205

Il ricco resoconto del soprintendente terminò con una serie di importanti considerazioni.

"Così questa piccola necropoli che possiamo ben dire di Napoli ci offre un quadro che getta nuova luce su un periodo della storia della ceramica assai trascurato per la modestia dei prodotti; ma che pure ha il suo grande interesse nella storia dell'arte e della civiltà italiana. E nello stesso tempo ci offre un nuovo documento della vita secolare della gloriosa metropoli partenopea".

Nel settembre del 1985 la Soprintendenza Archeologica allestì la mostra 'Napoli Antica', per studiare la regione compresa tra la città e l'agro vesuviano, dando grande rilievo alla necropoli di Ponticelli.
In prossimità delle tombe, infatti, fu trovato anche un lungo muro in blocchi di tufo H 2.20 m appartenente a un piccolo nucleo abitato 

Un ulteriore elemento caratteristico delle necropoli di Ponticelli era la presenza della "olla", ossia un contenitore di derrate alimentari che sottolineava il legame strettissimo di questa cultura con la coltivazione della terra 




Madonna della neve

Storia di processioni e di feste

Nel lontano 352 d. C., Papa Liberio e i nobili romani Augusto e Livia avrebbero fatto lo stesso sogno: un manto di neve avrebbe ricoperto il colle Esquilino il 5 agosto. Tutti si sarebbero dovuti adoperare per costruire un tempio alla Vergine Maria. Da quella prima chiesa mariana si sarebbe diramato, per vie quasi sempre sconosciute, il novello culto alla Madonna della Neve. Solo un secolo dopo, papa Sisto III rifondò l'antico tempio, al quale fu dato il titolo di Santa Maria Maggiore, e s'iniziò una devozione ad una delle più antiche immagini mariane, venerata pure come Madonna di S. Luca. Il culto e la festa di Ponticelli (Napoli) s'incastonano in quest'antica tradizione. Quando nel 1988 si volle celebrare con solennità il II Centenario della proclamazione a Patrona di Santa Maria della Neve, si ricrearono le condizioni atmosferiche della nevicata storica. Il 5 agosto, in quella stessa strada che aveva accolto nel lontano 2 agosto 1914 una folla straripante per incoronare la Regina di Ponticelli, si volle esperire l'aurora della devozione sorta sull'Esquilino. La statua della Madonna della Neve fu portata giù dal palco e s'accompagnò con i fedeli oranti.


La Bandiera

La prima convocazione popolare avviene nel mese di giugno, nella domenica che la Chiesa dedica all'esaltazione dell'Eucarestia con la processione del Corpus Domini. I fuochi d'artificio e la banda annunciano ai ponticellesi e ai paesi vicini che fervono i preparativi per la nuova festa. Una piccola folla si raduna e si moltiplica nell'attesa dell'inizio della processione. Dalla Chiesa escono i ministranti con il Parroco, poi si fanno strada gli uomini del Comitato, che sorreggono un drappo dipinto con l'Immagine di S. Maria della Neve. È un tessuto di m. 2,20 x 1,40 ruvido, trattato per resistere all'ingiuria atmosferica. Lungo tutto il XX secolo si sono susseguiti molti pittori per decorarlo, ma nessuno più ricorda il nome del primo. Fino a poco tempo fa, la Bandiera della Madonna della Neve veniva portata a braccia, non issata, ma sorretta. Oggi, si segue un nuovo rito. La Bandiera viene fissata su un baldacchino ornato di fiori e trasportato a spalla. Fino alla domenica della festa, resterà issata in bella vista non per sventolare, ma per indicare alla folla quotidiana che percorre la strada una certezza ed un programma.


La Festa e il Carro

Le statue della Madonna della Neve sono due: la prima è la scultura lignea policroma, alta m. 1,75: la Madonna, in posizione eretta, regge sul braccio destro il Bambino e con la mano sinistra un pugno di neve. L'ampio manto e il regale vestito luccicano di oro zecchino. La seconda statua, invece, è un manichino. Risponde ai canoni di fattura delle statue di fine '700 ed è stata creata per essere trasportata. Il corpo è una struttura in legno e canapa, ricoperta di preziosa veste, saldamente ancorata su una base circolare. La testa e le mani sono armoniose sculture lignee. Il Bambino, anch'esso ligneo, fu rubato nella notte tra il 29 e il 30 novembre 1977. Questa è la statua che portata a braccia dai preti di Ponticelli viene issata alla sommità della macchina da festa tramite un ascensore manuale interno. La liturgia celebra la Madonna della Neve il 5 agosto. Dall'alba al tramonto il popolo canta il suo culto alla Vergine, partecipando alla Celebrazione Eucaristica. La domenica successiva al 5 agosto, Ponticelli vive il giorno del trionfo. La domenica del Carro è il giorno della folla assiepata. Tutti seguono con gli occhi il movimento della lunga piramide. Fissano l'immagine della Madonna e ne individuano ogni sussulto, ogni sbandamento. Il Carro, un'alta torre rettangolare a forma piramidale diversamente istoriata, anno dopo anno, da un artista - scelto attraverso un Concorso Nazionale per il Progetto Decorativo del Carro della Madonna della Neve di Ponticelli - viene portata per le strade dell'antico comune. Alla sommità del Carro si fissa la statua della Madonna della Neve. Se per un anno intero i fedeli vanno in chiesa, ora è Maria che passa tra le case dei ponticellesi, che aspettano senza mangiare, che adornano i balconi, che applaudono e manifestano la loro gioia anche attraverso gli scoppiettanti fuochi d'artificio. È l'esternazione dell'entusiasmo che cerca di caricarsi di fede autentica e quotidiana. Da sempre il Carro è trasportato in piena libertà dai devoti. Quando il loro numero è sufficiente si procede con speditezza. Ma quando appaiono i vuoti si vivono momenti di ondeggiamento pericoloso e lo sguardo del popolo altalena velocemente dai muscoli sudati dei portatori allo svolazzante manto della Vergine. Ci sono tantissimi giovani. A guardarli bene, prima che s'immergano nel sottofondo della materializzazione della devozione, non ti spieghi perché lo facciano. Hanno altre idee e comportamenti, talvolta agiscono in modo dissacrante, eppure sono lì, sotto il Carro. Nessuno può dire quante persone occupano quei sette metri quadri. È una bolgia irrespirabile di calore e di sudore. Movimenti all'inizio umani, ma poi solo meccanici. Volontà di spingere di muovere di trasportare nell'attesa di captare la voce rauca, stanca, ma determinata di chi per generazioni ha scandito la reazione del sistema muscolare dei portatori: aìze... posa. Soltanto all'ultima posata, radicale autoaffermazione sul dolore, si sperimenta l'immediata certezza che lo sforzo, apparentemente senza legge, ha avuto ragione dell'impossibile. Così, tra le undici e le diciannove, si snoda una processione lenta e intensa, ricca di emozioni, di pathos, di sussulti e di speranze. A sera, una folla oceanica accoglie il Carro che incede affaticato, ma solerte, in una piazza avida di festa e attende paziente che la statua venga riportata giù per passare sotto una pioggia di petali, tra preghiere gridate. Tutti sciamano solo quando la Vergine del Carro ha riconquistato il suo trono. Un altro anno si aggiunge come tessera multicolore nel mosaico del vissuto del popolo ponticellese.

La villa Romana: il nostro progetto

Con le nostre professoresse di storia e arte sono già 2 anni che facciamo un progetto riferito alla Villa Romana.

In questo Progetto ci occupiamo di fare la guida alle classi esterne, spiegando in breve l'eruzione del 79 d.C.

La villa per noi è casa, sono ben 2 anni che ci andiamo, ed ogni volta sembra la prima volta, ansia e emozioni che si sviluppano in ogni uno di noi, ma è proprio questo che ci spinge a farlo, sapere che sei lì a spiegare cose che forse non sanno.

Credeteci è un emozione incredibile e vi invitiamo a venirci.

questa è una piccola indicazione per raggiungerci, vi aspettiamo in tanti 

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